Scheda Biografica

Nascita di San Gabriele

San Gabriele dell’Addolorata nasce ad Assisi (PG) il 1 marzo 1838 da Sante Possenti, avvocato e governatore dell’allora Stato Pontificio, e Agnese Frisciotti, una nobildonna di Civitanova Marche (MC).

Undicesimo dei tredici figli della coppia, viene battezzato nella Chiesa di San Rufino (la stessa in cui fu battezzato San Francesco d’Assisi) con i nomi Francesco Giuseppe Vincenzo Pacifico Rufino.

Periodo Spoletino

Purtroppo, a 41 anni, una meningite strappa mamma Agnese ai suoi cari. Francesco ha appena 4 anni e il papà,  rimasto vedovo con nove figli vivi, domanda di essere destinato ad un ufficio che gli consenta di accudire la numerosa prole.
Viene destinato a Spoleto, dove assume la carica di Sindaco (ma oggi diremmo piuttosto Giudice di Pace) e la famiglia si sposta nella nuova sede.
A Spoleto che Francesco frequenta prima le scuole elementari dei Fratelli delle scuole cristiane (1844), poi il liceo presso il collegio dei Gesuiti (1850).
Sempre a Spoleto riceve gli altri sacramenti della Iniziazione Cristiana: la Cresima (01.06.1846) e la Prima Comunione (21.06.1851).
Nello stesso anno, colpito da una malattia alla gola e temendo di morire, si propone – se fosse guarito – di consacrarsi nella vita religiosa. Dopo la guarigione, però, sembra dimenticarsene e non dà seguito a questo proposito.
Nel 1853 muore il fratello Lorenzo, laureato in filosofia e matematica e ufficiale dell’esercito di istanza a Roma. Nello stesso anno, Francesco rischia la vita per una malattia alla gola. È la seconda volta. Questa volta chiede l’intercessione anche del beato Andrea Bobola Gesuita (oggi sant’Andrea Bobola è il patrono principale della Polonia). Di nuovo rinnova il proposito di consacrarsi. Ma, pur avendo presentato una domanda di ammissione presso i gesuiti, non risulta che vi abbia mai dato seguito.

Verso la scelta di Dio

Il 1855 è un anno cruciale nella vita di San Gabriele. Dopo la morte della mamma, infatti, ora è Maria Luisa, la sorella più grande che della mamma aveva rivestito il ruolo, a lasciarlo. È il 7 giugno e Francesco decide che ha bisogno di una mamma che non lo lasci solo e sceglie Maria, la mamma di Gesù. Questo rappresenta un punto di svolta nella vita del giovane che, d’ora innanzi, si spronerà a fare sempre più e sempre meglio col ripetersi: “Non lo farai per amore di Maria?“.

Francesco diventa Gabriele

Il 1856 è un altro anno cruciale nella vita del giovane Possenti. Infatti:

  • il 22 agosto, durante la processione dell’ottava dell’assunta, venerando la Santissima Icone (o Madonna di Spoleto), sente in cuor suo la voce di Maria che lo chiama: “Checchino, il mondo non è per te! Presto, fatti religioso!“. È la sua vocazione!
  • il 6 settembre, vinte le resistenze del papà Sante, che aveva già due figli sacerdoti (don Enrico e padre Luigi op), lascia Spoleto per andare a Morrovalle (MC) per il noviziato. Il viaggio in carrozza richiederà alcuni giorni.
  • l’8 settembre, essendo di strada Francesco e il fratello padre Luigi, che lo accompagna, si fermano a Spoleto per celebrare la festa della Natività della Vergine. Il santo trascorse l’intera giornata nella Santa Casa, salvo il tempo strettamente necessario a salutare alcuni gesuiti che conosceva in quella città.
  • il 9 settembre, finalmente si arriva a Morrovalle. Prima di entrare dai passionisti, i figli di Sante si recano dai cappuccini di quel paese per salutare il superiore e zio carnale Giovanni Battista Frsciotti. Adempituo questo ultimo dovere, finalmente Francesco entra in quella che sarà a lungo sede del Noviziato.
  • il 21 settembre, con la vestizione dell’abito religioso e il cambio del nome da Francesco Possenti a Gabriele dell’Addolorata, questo giovane volenteroso inizia il suo cammino di consacrazione nella famiglia passionista.
Finalmente Passionista!

Il 22 settembre 1857, Gabriele dell’Addolorata pronuncia i suo voti. Si impegna nella povertà, castità, obbenedienza e nel ricordo della Passione di Gesù. D’ora in poi il Crocifisso sarà il suo punto di riferimento, la Passione di Gesù sarà la sua passione, la stoltezza e la debolezza della Croce saranno per lui sapienza e forza. Dirà a tutti che la passione di Gesù è la più stupenda opera dell’amore di Dio. Intanto scrivendo al papà Sante dice di aver vissuto questo momento con «indicibile allegrezza».

Lo studentato a Pievetorina (MC)

Il 20 giugno 1858, insieme ad un gruppo di giovani religiosi, si recano nel convento di Pievetorina (MC) per terminare gli studi filosofici. Con loro c’è il direttore spirituale di Gabriele dell’Addolorata, padre Norberto Cassinelli.
In quel periodo lo vedono spesso allontanarsi verso il ruscello che gorgoglia limpido vicino al convento. Un giorno alcuni confratelli lo seguono curiosi, di nascosto. Gabriele raccoglie delle pietruzze, le colloca per terra, e vi si inginocchia sopra. Si intrattiene così in lunghe preghiere e non sembra avvertire né il dolore delle pietre, né il disturbo che potevano arrecargli i suoi curiosi confratelli: ormai avverte solo la presenza di Dio che lo affoga di gioia.

Lo Studentato a Isola di Penne

Terminati gli studi filosofici e in vista di quelli teologici necessari al sacerdozio, la comunità si muove da Pievetorina a Isola di Penne (oggi Isola del Gran Sasso) per fuggire alla violenza delle guerre risorgimentali.
Giunti a Isola, trovano un piccolo convento, già francescano, immerso nel verde tra querce e torrenti, incorniciato da una catena di monti con il Gran Sasso d’Italia posto lì quasi a fare da vigile sentinella. Il gruppo giunge al ritiro nel pomeriggio di domenica 10 luglio.
Scrivendo al papà Sante, Gabriele descriverà il posto come luogo “amenissimo” che si giova dell’aria di mare e di monte insieme.

Gli ultimi anni di una vita santa

Confratel Gabriele dell’Addolorata riceve, nella cattedrale dell’allora Diocesi di Penne (PE), gli ordini minori in previsione del sacerdozio. È il 25 maggio 1861.
Durante la successiva estate, però, mostra segni di deperimento. Quel male così terribile, che lo avrebbe presto consumato e condotto alla morte, dava i primi segni di sé.
– A Natale dello stesso anno, è così debilitato che il padre Norberto, il suo direttore spirituale, gli proibisce di scendere in Chiesa per la Messa della Notte di Natale.
Nello stesso periodo, scrivendo al papà Sante per gli auguri di Natale, gli dirà: «Io non fo altro che benedire la misericordiosa mano di quella Vergine che mi tolse dal mondo. A quest’ora forse sarei sacerdote, ma la mancanza degli ordinanti ha impedito che procedessi più oltre degli ordini minori, Iddio così vuole, così voglio anch’io».

Il giovane, un tempo incostante, è ormai maturo per il cielo!

Transito verso il cielo

Il 18 febbraio del 1862, confratel Gabriele dell’Addolorata chiede e riceve il viatico. Il 27 febbraio seguente, è pronto per il cielo. Gabriele dell’Addolorata muore così di Tubercolosi (tisi) polmonare alle 6,30 del mattino, non prima, però, di aver invocato la Vergine Maria con un particolare slancio del cuore, quasi un fremito che non è sfuggito agli occhi attenti e illuminati del suo direttore spirituale. Quel padre Norberto che, durante i processi canonici avrebbe deposto una testimonianza in cui afferma di non avere dubbio alcuno che in quel momento la Vergine stessa abbia voluto visitare quel suo figlio così devoto.

Per leggere il racconto della morte di San Gabriele nelle parole e nelle testimonianze di padre Norberto, scarica il sussidio: 


Espulsione dei Passionisti dal ritiro di Isola

L’unità d’Italia è appena stata fatta. Ora “bisogna fare gli italiani”, avrebbe detto Garibaldi. Intanto però, la diffusione della Massoneria, e il suo insediamento nei luoghi di potere produce, tra le altre conseguenze, la seconda legge di soppressione degli istituti religiosi (la prima era stata fatta da Napoleone Bonaparte…).
A seguito di queste leggi, anche i passionisti vengono espulsi dai loro conventi. Per anni il convento che fu casa del giovane santo, viene usato per altro subendo – tra l’altro – non poche modifiche anche importanti. Poi viene abbandonato a se stesso. L’incuria porta rettili ed erbacce a profanare anche la piccola aiuola e i roseti dove Gabriele coltivava i fiori per la Madonna…
Così, quando sulla tomba iniziano ad affiorare i primi miracoli del giovane passionista, e quando per avviare i processi di ricognizione i Passionisti vorrebbero portarne il corpo in un altro convento, forse quello di Madonna della Stella, vicino a quella Spoleto in cui Gabriele dell’Addolorata aveva così lungamente vissuto, convocata da una voce misteriosa, attorno alla tomba di Gabriele dell’Addolorata c’è una folla immensa: «Gabriele è morto tra noi, avvertono minacciosi, e deve essere nostro. Iddio ce lo ha dato e nessuno ce lo toglierà».

La causa per la sua canonizzazione sarebbe iniziata solo nel 1891, quasi trent’anni dopo la sua morte.

Gabriele dell'Addolorata, santo

Durante i processi di canonizzazione del giovane passionista, numerosi devoti raccontano di grazie e miracoli. Alcuni sarebbero stati anche riconosciuti dalla Chiesa per farlo ascendere agli onori degli altari. Tra questi, il primo miracolo riconosciuto dalla Chiesa fu la completa guarigione della giovane Maria Mazzarella di Isola del Gran Sasso, al tempo malata incurabile della medesima malattia del giovane santo: la tisi.

Così da una parte i devoti moltiplicano i pellegrinaggi e le suppliche, e dall’altra il giovane santo non cessa di elargire grazie e ottenere miracoli. 

La storia recente

La fama del giovane santo passionista cresce rapidamente e per questo anche la Chiesa conventuale viene ampliata due volte in corrispondenza della beatificazione (31 Maggio 1908) e della canonizzazione (13 maggio 1920).

Intanto, i Passionisti del santuario dànno vita ad una rivista dedicata al loro giovane confratello santo: nel settembre 1913 viene pubblicato il primo numero di quello che fu L’ECO del Beato Gabriele (oggi L’ECO di San Gabriele). Il mensile, che inizialmente aveva un connotato strettamente devozionale, è diventato, nel tempo, una moderna rivista di attualità che dedica particolare attenzione, oltre che al Santo, anche a tutti i temi che riguardano la vita della famiglia.


Se desideri maggiori informazioni o vuoi sottoscrivere un abbonamento a
L’ECO di San Gabriele, visita il sito della rivista.


Gli anni successivi rappresentano l’esplosione di quello che si potrebbe definire il fenomeno San Gabriele: pellegrini e devoti ne diffondono la devozione in tutto il mondo. Il numero impressionante di grazie e miracoli che gli vengono attribuiti fanno sì che la sua fama continui a crescere e:

  1. Nel 1926 san Gabriele è nominato Compatrono della Gioventù Cattolica,
  2. Nel 1959, San Gabriele è nominato Patrono d’Abruzzo.
  3. Nel 1970, per rispondere al crescente numero di pellegrini, inizia l’edificazione del nuovo Santuario.
  4. Nel 1985, papa Giovanni Paolo II, il 30 giugno, visita il santuario inaugurando la Cripta e benedicendo la Cappella della Riconciliazione.
  5. Nel 2000, il vescovo di Teramo-Atri S. E. Antonio Nuzzi, indica il Santuario di san Gabriele come santuario giubilare, in cui è possibile lucrare le indulgenze dell’Anno Santo. Per l’occasione viene aperta la Porta Santa
  6. Nel 2014, si celebra la Consacrazione del nuovo santuario dedicato a san Gabriele, costruito grazie alla generosità dei devoti sparsi nel mondo, e che accoglie ogni anno milioni di pellegrini.

26 Luglio 2024