Lettere

Lettera 8

Car.mo Padre

Morrovalle, 23 maggio 1857

Son pochi giorni che ho ricevuto una lettera di Michele dove, oltre il darmi sue buone notizie e che tra poco sarebbe di ritorno a voi, mi diceva che eravate angustiato per non vedere mie notizie. Ma quali notizie ho a darvi, o papà mio, mentre, grazie a Dio non avverandosi alcuna delle condizioni a voi esposte per cui tosto mi muoverei a scrivervi, la mia vita è un continuo godere, i giorni, anzi i mesi, passano rapidissimi, e troppo bene si sta al servizio di un Padrone, e di una Padrona che giornalmente ripagano assai bene i servi, oltre la paga eterna che spero nella loro infinita misericordia vorranno concederci. Oh, come a tal pensiero ogni cosa benché all’apparenza sembri amara, diventa piacevole e desiderabile! Che grande grazia è abitare nella casa di Dio; come sa bene ripagare il Signore i suoi servi anche di qua, a differenza del mondo, che, oltre che quei miseri e fugaci piaceri e contenti (che con non senza poca fatica si cercano e guadagnano) che egli stentatamente concede, e che sono attossicati da un veleno infernale, riserba poi a vuotare il calice con tutta la sua feccia al punto terribile della morte, in caparra di ciò che tiene preparato per i suoi seguaci in eterno.
Ora in qualche modo comprendo quelle frasi, che sentivo assai spesso e da voi e dai maestri e da altri, che mi sembravan frasi comuni di poco senso; adesso comprendo allorquando, parlandosi di uno si diceva che, entrando nella religione, meliorem partem elegit (siè scelta la parte migliore, Lc 10,42) che aveva afferrato il porto, che si era sottratto alla tempesta, che aveva sfuggiti i molti lacci e, quel che è peggio, nascosti del mondo demonio e carne, e tante altre cose. Felice colui che a un tale stato è chiamato e tosto corrisponde.

Io sono aggregato al Cuor di Gesù, alla Congregazione, alla Madonna del Carmine, ed al Preziosissimo Sangue giù a S. Gregorio. Desidererei dunque che Enrico andasse dal Priore Speranza, da P. Bartolomeo, dal Direttore della Congregazione, o dal P. Casanuova e farsi dire da tutti l’obbligo a cui strettamente incorre chi a tali ascrizioni si associa, ottenendo qualche dispensa, se si può, massime per i 7 Pater Ave Gloria del Carmine in una devozione più piccola, avendo mira che un religioso non può avere tante cose; e farsi fare da ognuno una notarella ristretta di ciò che deve farsi per soddisfare a tutto; che Enrico faccia tutto con regola e chiarezza senza pericolo di lasciar alcun dubbio.

Notare che per l’ascrizione al Preziosissimo Sangue dovrei pagare 5 baiocchi all’anno. Combinate tutto con Speranza. Sappiatemi dire se l’abito religioso supplisce all’abitino del Carmine. Desidererei la pagella dell’aggregazione unitamente a qualche altra copia dei libretti del Cuor di Gesù, poiché, come Enrico ben sa, non si può formare neppure un’aggregazione, abbisognandone nove; mandandoli, mandate di quei che sono stampati costì essendovi aggiunta, senza però incorrere in qualche spesa.

Come studiano i fratelli, come sono ubbidienti? Con che premura attendono al solo importante fine dell’eterna salute? Come sono devoti di Maria SS.ma addolorata, si ricordano mai dei suoi dolori, praticano una devozione stabile a questa pietosa Madre, massime quella del santo rosario? Ah, che in ogni miseria, tentazione, tribolazione etc. il pensiero di avere una devozione stabile a questa Madre fa trovare tosto un conforto! Maria è l’unica scala per salire alla felice eternità.

Desidererei che teneste assai di conto ed ossequiaste in qualche modo quell’immagine di gesso della Madonna addolorata che avevo io, e questo può essere il ricordo che potete avere di me, assai a me gradito e più ancora a Maria santissima.

Son pochi giorni che passò di qui il sommo Pontefice (Pio IX); ed essendo messo a nostra scelta il volere vedere, non ce ne siamo curati.

Da quello che io posso rilevare, quest’anno si spera che il Signore vorrà darci un abbondante raccolto; le viti ancora vanno bene. Salutatemi tutti quei religiosi miei conoscenti e tutti quei che domanderanno di me, massime parenti, i fratelli, Pacifica; salutatemi zio. E pregandovi della paterna benedizione, sono […]

vostro aff.mo figlio

Confratel Gabriele di Maria Addolorata