miracoli

Il Dio dei boschi

di Liz Moore, traduzione di Ada Arduini,
NN Editore – pp. 544, euro 22

Camp Emerson, estate 1975: al risveglio del bungalow Abete Balsamico, il letto di Barbara Van Laar è vuoto. Le ricerche si spingono presto nel cuore dei boschi che circondano la zona, gli stessi in cui anni prima il piccolo Bear, fratello della ragazza e primogenito dei fondatori del campo estivo, era scomparso senza lasciare tracce. Il thriller di Liz Moore, uno dei fenomeni editoriali del 2024 negli Stati Uniti, si costruisce su un puzzle di scene strappate da linee temporali diverse; più che un’indagine su una scomparsa (che certo non manca, ed è serratissima), ciò che emerge è una ragnatela di relazioni complesse; su tutte quelle di una famiglia in cui le apparenze soppiantano gli affetti, e in cui ogni logica “umana” appare sovvertita in nome di un potere senza volto. La parola panico viene da Pan, il dio dei boschi: richiama l’idea che nulla spaventa come un luogo in cui si fatica a orientarsi.