di Sarah Bernstein , Codice
Traduzione di Andrea Berardini – pp. 167, euro 15,00
Una donna si trasferisce in una villa di un imprecisato Paese del Nord per prendersi cura del fratello maggiore, colto in un momento di sofferenza fisica ed emotiva. Quando lui non c’è, si occupa del suo cane, delle sue stanze, del suo giardino. Attorno, il resto della comunità la rigetta come un corpo estraneo. La trama del romanzo – o meglio, la non-trama – è tutta qui. Non ci sono nomi propri nella storia: la protagonista non ha un nome, il paese non ha un nome, il fratello non ha un nome, e così tutte le altre persone che alle quali la donna ha promesso obbedienza incondizionata sin da bambina. Unica eccezione il cane, che si chiama Bert. L’indefinito disorienta, non si ha mai la sensazione di comprendere appieno ciò che la voce narrante sta raccontando; tuttavia la tensione sale capitolo dopo capitolo, verso una conclusione che si tinge sempre più di inquietudine. Voltata l’ultima pagina si resta con una sensazione che non ha un nome, e non potrebbe essere altrimenti