Le Organizzazioni nazionali e internazionali fanno raduni assemblee e sessioni per trattative e negoziati emettono dichiarazioni con proposte e promesse spesso parole al vento. Anche la Chiesa ha fatto il Sinodo e farà il Giubileo per dire al mondo due sole parole SINODALITÀ (camminare insieme) SPERANZA
è incredibile quanti incontri, raduni, assemblee siano stati fatti e siano ancora in corso per risolvere i problemi che sconvolgono la nostra società. Lo spettacolo mondiale della settantanovesima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dove ogni capo delle 193 nazioni componenti ha esposto le proprie idee, gli estenuanti negoziati per l’avvio del nuovo governo europeo, soprattutto le molteplici trattative, palesi e nascoste, per la pace o almeno una tregua nei conflitti ucraino e medio orientale. Hanno cavato un ragno dal buco? Riusciranno a evitare il precipizio della terza guerra mondiale? Ipotesi, proposte, rivendicazioni, tante parole inutili. È quasi impossibile elaborare consensi. Ognuno è impuntato sulle proprie posizioni.
Anche la chiesa ha appena concluso uno dei suoi consessi più importanti, un Sinodo non solo dei vescovi ma di tutti i fedeli. E sta organizzano uno degli incontri più coinvolgenti della sua storia, di scadenza venticinquennale, il Giubileo. Anche la Chiesa dice le sue parole in queste adunate. Due sole: Sinodalità e speranza. Sono indirizzate ai suoi membri, i credenti seguaci di Gesù Cristo, ma suonano messaggio e invito a tutta l’umanità.
Sinodalità è una parola ecclesiastica, di fondamento biblico, ma ha anche un significato laico. Significa camminare insieme. In fondo è lo scopo dei negoziati per la pace, dei trattati nazionali e internazionali, delle interlocuzioni tra partiti e sindacati e di tutte le leggi per il bene comune. Per il credente è ovvio vedere in questa tendenza universale un disegno del creatore. Si può obiettare che anche le chiese sono divise tra loro e persino al loro interno. Certo, sono composte di esseri umani. Ma non rinunciano all’ideale, e in parte lo vivono, sapendo che la pienezza viene da Dio e arriverà nel mondo avvenire. Nei quattro anni di preparazione a questo sinodo hanno camminato insieme migliaia di gruppi di lavoro in tutto il mondo, parrocchie, associazioni, movimenti. Piccoli nuclei dinamici che possono crescere e allargarsi, segni che qualcosa è possibile.
Il Giubileo del 2025 è improntato sull’affermazione di san Paolo Apostolo: “La Speranza non delude perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo” (Lettera ai Romani 5,5). Quanti si metteranno in cammino, fisicamente o solo nel loro intimo, papa Francesco li chiama pellegrini di speranza. Per i credenti si tratta della speranza garantita, appunto, dallo Spirito Santo, che non può fallire. Chi non crede in Dio può avere validi motivi di speranza nell’uomo. Vai su Google e puoi trovare stimoli a non finire. Tanto più che, crederci o non crederci, ormai Dio è anche umano nel suo Figlio consegnato per la salvezza del mondo. Egli vive nell’umanità nel suo stato di risorto, per questo il Padre non permetterà più una distruzione tipo diluvio universale, come ha promesso disegnando l’arcobaleno nel cielo. Resta sempre possibile trasformare in speranza le profonde aspirazioni dell’essere umano. Non solo il desiderio, ma il bisogno radicale di pace, di amare ed essere amati, di non morire mai. Se queste tensioni sono così innervate nel mondo interiore umano è legittimo sperare che in un modo o in un altro, prima o poi si possano avverare. Camminare insieme nella speranza è l’invito della chiesa all’umanità per guardare al futuro con fiducia.