TRANSITO
Canto iniziale
Saluto del Celebrante
Cel. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Ass. Amen.
Cel. La grazia e la pace di Dio nostro Padre e del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi.
Ass. E con il tuo spirito.
Il celebrante introduce la celebrazione
Cel. Fratelli e sorelle, in quest’ora, piena di raccoglimento e di gioia, ricordiamo l’evento di grazia del beato transito di san Gabriele dell’Addolorata da questa terra alla Casa del Padre. Esso avvenne il 27 febbraio del 1862, in questo ritiro passionista di Isola del Gran Sasso, quando era sorto da poco il sole. Vogliamo celebrare l’avvenimento di grazia che è la nascita di san Gabriele dell’Addolorata al Cielo, facendo nostri i pensieri ed i sentimenti che occupavano la mente ed il cuore del Santo.
Così anche per noi la vita sarà illuminata dalla fede e sostenuta dalla speranza perché il Dio della Vita, in Gesù Cristo, Figlio suo, Crocifisso e Risorto per la nostra redenzione e salvezza, mantiene sempre le sue promesse di immortalità e di vita eterna.
(una pausa di preghiera personale silenziosa)
PREGHIERA
Cel. Il giorno della tua morte, O San Gabriele, fu la festa più grande della tua vita. Vivendo totalmente immerso nella comunione con Dio, aspettavi con ansia di perderti nell’estasi esterna della visione del cielo. Intercedi per noi e ottienici la grazia di comprendere che la pienezza della vita consiste nel possesso di Dio sommo bene. Per Cristo nostro Signore.
Ass. Amen.
Dalle “Memorie intorno alla vita e alle virtù di confratel Gabriele della Vergine Addolorata, studente passionista“, di p. Norberto Cassinelli.
La prima lettura è tratta dalle Memorie di p. Norberto, il confessore e direttore spirituale di san Gabriele. Egli ci testimonia la grande fortezza d’animo e la fede con cui il santo accolse la notizia della morte imminente.
“Era da un anno che o perché sentisse affievolirsi la vita, oppure, come è più verosimile. poiché ne avesse qualche illuminazione da Dio, aveva un intimo presentimento che doveva presto morire. La maniera nuova nella quale Iddio operava nel suo spirito, mi era segno che Dio lo volesse unire indissolubilmente a sé nel paradiso.
Godeva un tale raccoglimento e una continua unione con Dio così intima, Dio gli si comunicava tanto, gli dava tante illuminazioni spirituali e molto vive, aveva un grande distacco da tutto. Se in tutta la vita aveva fatto rapidi progressi in ogni virtù, nel 1861 l’avanzamento era veramente straordinario ed evidente. Bisognava essere ciechi per non accorgersene. Ma il dispiacere di perderlo, il desiderio che ancora stesse in vita, facevano chiudere gli occhi sopra i disegni di Dio.
Nell’ultimo Natale non fu fatto scendere in chiesa per partecipare alle funzioni di quella solennissima notte, ma gli permisi che assistesse alla Messa cantata dal coro superiore. Fu allora che, per la testimonianza dei suoi compagni, fu visto più immerso del solito nella considerazione del grande mistero di un Dio fatto uomo per nostro amore. Insomma, in tutto quell’ultimo anno della sua vita, era come dominato da un grande raccoglimento che veniva notato dalla comunità e in particolare dai suoi compagni di studio.
Ma contemporaneamente mantenne sempre la sua solita gaiezza, giovialità e vivacità. Solo si notava che lo stato di profondo raccoglimento si manifestava con un non so che di maggiore gravità e maestà”.
Salmo 83
Da queste parole, si rivela come San Gabriele, anziché essere turbato per l’aggravarsi della malattia, si sentiva sereno di spirito. Confidava solo nel Signore, in lui riponeva tutta la sua speranza nell’attesa di entrare nel suo santuario dove poter cantare gli inni di esultanza con tutti i Santi. Interiorizziamo quanto abbiamo ascoltato con il salmo 83. In esso si parla del desiderio del tempio del Signore e ci ricorda che “non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura“ (Eb 13,14).
Ant. Lodate il nome del Signore
voi che state nella casa di Dio.
Quanto sono amabili le tue dimore, *
Signore degli eserciti!
L’anima mia languisce *
e brama gli altri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne *
esultano nel Dio vivente.
Anche il passero trova la casa, *
la rondine il nido, dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, *
mio re e mio Dio.
Beato chi abita la tua casa: *
sempre canta le tue lodi!
Beato chi trova in te la sua forza *
e decide nel suo cuore il santo viaggio.
Gloria
Ant. Lodate il nome del Signore
voi che state nella casa di Dio.
Dalla “Lettera del maggio 1861 al padre Sante ed al fratello Enrico” di San Gabriele dell’Addolorata.
La seconda lettura è tratta dalle lettera di san Gabriele scritta al padre Sante e al fratello Enrico. Egli, di nuovo, ci testimonia la grande fortezza d’animo e la fede con cui il santo incoraggia il padre a prepararsi una santa morte ed al fratello Enrico si raccomanda di avere particolare devozione verso la Vergine Maria Addolorata.
“Carissimo padre, ho inteso dall’ultima vostra che Iddio vi ha visitato con una non breve tribolazione, ma vi consolate riflettendo che Dio tribola coloro che ama. Questo non è il tempo del riposo, è tempo di patire, verrà il riposo quando piacerà al Signore di chiamarci con lui per la sua divina misericordia. Adesso si fabbrica la casa per abitarci non trenta, quaranta, cento anni, ma un’eternità, finché Dio regnerà sul suo trono, ossia per sempre.
Come dunque ci fabbricheremo la casa tale la troveremo. Sta’ a noi, da noi dipende il renderci felici o infelici per sempre.
Coraggio dunque, caro papà, siamo pellegrini e come tali non ci dobbiamo fermare per la strada di questo mondo ingannatore, ma teniamo fissi gli occhi alla vera patria. Tenete fissi gli occhi in Gesù e Maria.
Caro Enrico, fratello mio, ricordati che non è questo il tempo del riposo, ma della fatica, specialmente per un sacerdote.
Dolce è la morte dell’operaio evangelico, dice il Signore. Se invece per godere pochi giorni di qua, per non farti un poco di violenza ti troverai colpevole davanti al tribunale di Dio, cosa farai?
Ma non dubitare, metti in esecuzione quest’ultimo mio povero consiglio, e non dubitare che a tutto riuscirai, tutto ti sarà dolce, facile, e tu sarai salvo. Io ti dico: ‘Servi’ a Maria. Nota quel ‘Servi’: non basta per te qualche piccola preghiera, no. Ma ‘Servi a Maria’. Propaga la sua spiritualità. Soccorrila nelle persone dei poveri istruendoli, ed aiutandoli nel corpo. Sii umile ed affabile con tutti poiché, se tu disprezzerai il prossimo e manterrai le distanze con la gente, Dio e la Madonna faranno lo stesso con te. Procurati libri che parlano dell’Addolorata, meditane ogni giorno le pene, insegna a far ciò agli altri, e non dubitare che, se in tali modi compatirai Maria Santissima, anche nella persona del prossimo, Lei ti compatirà nelle afflizioni durante la tua vita e molto di più sul letto di morte”.
Salmo 15
Recitiamo il Salmo 15 con animo grato e riconoscente, poiché ci esorta a considerare il Signore come vera eredità per tutti gli uomini. San Gabriele era convinto della verità scritta nelle parole di San Pietro apostolo quando dice:« tu non abbandonerai l’anima mia negli inferi, né permetterai che il tuo santo veda la corruzione» (At 2, 22). Quindi facciamo nostra la supplica “Signore non lasciarci soli, ma indicaci la via della vita, affinché possiamo godere la dolcezza della tua presenza.
Ant. Dinanzi al tuo volto, Signore,
gioia senza fine.
Proteggimi, o Dio: *
in te mi rifugio.
Ho detto a Dio: «Sei tu il mio Signore, *
senza di te non ho alcun bene».
Per i santi, che sono sulla terra, uomini nobili, *
è tutto il mio amore.
Si affrettino altri a costruire idoli: †
io non spanderò le loro libazioni di sangue, *
né pronunzierò con le mie labbra i loro nomi.
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: *
nelle tue mani è la mia vita.
Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi, *
La mia eredità è magnifica.
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; *
anche di notte il mio cuore mi istruisce.
Io pongo sempre innanzi a me il Signore, *
sta alla mia destra, non posso vacillare.
Di questo gioisce il mio cuore, †
esulta la mia anima; *
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, *
né lascerai che il tuo santo veda la corruzione.
Mi indicherai il sentiero della vita, †
gioia piena nella tua presenza, *
dolcezza senza fine alla tua destra.
Gloria
Ant. Dinanzi al tuo volto, Signore,
gioia senza fine.
Dalla lettera che san Gabriele scrisse al fratello Michele il 30 dicembre 1861.
Dalle parole del direttore, p. Norberto Cassinelli, abbiamo visto l’atteggiamento interiore di San Gabriele a poche settimane dalla sua morte. Il santo stesso, in una lettera inviata ai suoi cari lontani, ci svela il suo cuore ed il suo animo.
“Carissimo fratello, lo scorso santo Natale, ho ricevuto la tua carissima in cui mi dicevi che non ti avevo scritto da molto tempo. Questo è vero, ma perché devo scriverti? Non ho particolari notizie da darti. Stiamo in un luogo solitario, nessuno s’incarica di dirmi che cosa succede altrove e neppure io me ne preoccupo. Per questo ti ripeto solo quello che già altre volte ti ho scritto.
Michele mio! ricordati che non si può servire a due padroni. Dio e mondo nessuno li ha mai messi insieme. Gesù ci ha detto che la via del paradiso è stretta e che chi vuole seguirlo deve rinunciare a se stesso, prendere la sua croce ogni giorno e deve seguirlo (cfr. Mt 7.14; 16,24; Lc 9,23).
Michele mio!, vuoi tu amare? ama pure. Ma sai chi? ama Maria. Chi più di Lei bella, amabile e potente? La Vergine Maria non guarda come si sia comportato uno in passato. Solo che essa veda un cuore che desidera amarla e subito accorre e gli si mostra madre di misericordia, lo abbraccia, lo difende, lo consola e perfino lo serve accompagnandolo in questo poco tempo che viaggia per l’eternità. E poi, caro fratello mio, in quel punto in cui chi ha amato solo le creature, tutto finisce con amarezza indicibile, bisogna separarsi da tutti, in quel punto, i devoti di Maria si consolano, invitano la morte, con pace sì separano dai congiunti e dal mondo, pensando che vanno a possedere l’eterna felicità con la Madre di Dio.
Va’ ogni giorno, se puoi, mattina e sera a visitare un’immagine di Maria. Falle il sacrificio di qualcosa. Astieniti, per amore della Madonna da alcuni divertimenti, compagni e passatempi. Recita ogni giorno il rosario. E vedrai che Maria non si farà vincere in cortesia. Addio, fratello mio, pratica ciò che ti ho detto, si tratta di eterna felicità od infelicità, ogni sacrificio e premura è poco. Gesù e Maria ti diano insieme a tutti di casa un felicissimo anno.
A quest’ora forse avrei potuto essere ordinato sacerdote, ma la mancanza di un vescovo ordinante, nelle presenti circostanze, lo hanno impedito; Iddio così vuole, e cori voglio pure io. La pace sia con te”.
Salmo 62
Il santo ci ricorda che non si può servire a due padroni, ci raccomanda un ardente e autentico amore alla Madonna, un fiducioso e totale abbandono alla volontà di Dio. Il Salmo 62 che stiamo per recitare è il canto dell’anima assetata di Dio. San Gabriele desiderò dissetarsi alla fonte dell’acqua viva che zampilla per la vita eterna. Il suo giovane cuore trovò la pienezza dell’amore nel dono di sé totale a Cristo.
Ant. È in te, Signore, la sorgente della vita;
alla tua luce vediamo la luce.
O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco *
di te ha sete l’anima mia.
A te anela la mia carne *
come terra deserta, arida senz’acqua.
Così nel santuario ti ho cercato, *
per contemplare la tua gloria.
Poiché la tua grazia vale più della vita, *
le mia labbra diranno la tua lode.
Così ti benedirò finché io viva, *
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Mi sazierò come a lauto convito *
e con voci di gioia ti loderà la mia bocca.
Nel mio giaciglio di te mi ricordo, *
penso alle veglie notturne,
tu sei il mio aiuto, *
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
A te si stringe *
l’anima mia.
La forza della tua destra *
mi sostiene.
Gloria
Ant. È in te, Signore, la sorgente della vita;
alla tua luce vediamo la luce.
Transito
Ascoltiamo ora la narrazione del transito di San Gabriele nella testimonianza del p. Norberto. Ci riportiamo con la mente al 27 febbraio 1862 è l’alba, “sul levarsi del sole”. Gabriele è sul letto di morte attorniato dai confratelli in preghiera. Invoca la Madonna, perché faccia presto a venirlo a prendere; e la Madonna non si fa attendere. Per Gabriele che chiude gli occhi alla visione di questo mondo si aprono alla visione della vita eterna in Cristo. Ci mettiamo in ascolto con attenzione e raccoglimento.
“Sul levarsi del sole, nella mattina del 27 febbraio, mentre io Norberto, gli sedevo al fianco, Gabriele mi disse tutto sereno:«Padre, l’assoluzione me la potrebbe dare adesso». Ma io non vedevo alcun aggravamento del male e non mi sapevo render conto di tale domanda. Qualche momento dopo, il tempo di recitare l’atto di dolore, egli mi disse: «L’atto di contrizione l’ho fatto. Padre mi dia l’assoluzione». Si scoperse il capo e si mise a mani giunte. Allora gli diedi l’assoluzione, cosa che ripetei nel momento in cui spirò.
Ricevuta l’assoluzione domandò l’immagine dell’Addolorata, che teneva sempre in mano o sotto gli occhi o sul petto. Gli fu data l’immagine del Crocifisso con l’Addolorata. Gabriele la prese con trasporto, tutto giulivo se l’accostò alle labbra e vi diede molti baci. Poi se la pose sul petto con vivacità, con affetto, e fervore. Vedendo tutto ciò io ero come trasognato e come fuori di me, ed ero commosso fino alle lacrime. Anche gli altri presenti erano tutti commossi, Vedere con i propri occhi l’affetto, la confidenza, il fervore di carità, i modi teneri con cui faceva tutto questo, vedere sul suo volto traboccare tutta l’anima, era cosa che inteneriva i sassi.
Appena ebbe applicata l’immagine del Crocifisso e dell’Addolorata sul petto, levati gli occhi verso il cielo, e dando verso il medesimo come uno slancio, disse con slancio accompagnato dal movimento di tutta la faccia: «Mamma mia, fa’ presto», accompagnando le parole con un accento che mi è impossibile descrivere. Poi, con maggiore calma e staccando bene le parole, aggiunse: «Maria, madre della grazia, madre di misericordia, difendici dal nemico ed accoglici nell’ora della nostra morte».
Finita questa strofa e sempre accompagnando tutto da sé con grande sentimento disse: «Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l’anima mia. Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nella mia ultima agonia. Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace tra voi l’anima mia». E tutto ciò con una serenità, con una gioia tale sul volto che tutti noi presenti stavamo come trasognati, ma tutti edificati ed inteneriti.
Appena ebbe finito di fare e dire quanto riferito, tacque con gli occhi bassi. E allora ci avvedemmo che Gabriele stava per spirare ma come uno che si mettesse a dormire.
All’improvviso prende un viso tutto ridente e tutto devoto, apre con vivacità e slancio gli occhi verso la pane sinistra e a mezz’aria, con avidità e come colpito da qualcosa di grande e come oppresso da una grande maestà che ama, sospira e languisce d’affetto verso quella, e in questo stato senza nessun movimento, cessa di respirare e passa da questa vita come uno che si addormenta, con gli occhi fissi in quel luogo, con il volto ridente, con le mani calcate sopra l’immagine del Crocifisso e dell’Addolorata. Il volto di Gabriele era bellamente trasformato e come se da esso irraggiasse un’arcana luce”.
Benedictus
Ant. Hai operato con grande misericordia, con il tuo servo;
ho camminato davanti a te nella fedeltà e nella giustizia.
Benedetto il Signore Dio d’Israele, *
perché ha visitato e redento il suo popolo,
e ha suscitato per noi una salvezza potente *
nella casa di Davide, suo servo,
come aveva promesso *
per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo:
salvezza dai nostri nemici, *
e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri *
e si è ricordato della sua santa alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, *
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore, in santità e giustizia *
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo *
perché andrai innanzi al Signore
a preparargli le strade,
per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza *
nella remissione dei suoi peccati,
grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, *
per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge
per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre *
e nell’ombra della morte
e dirigere i nostri passi *
sulla via della pace.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Gloria
Ant. Hai operato con grande misericordia, con il tuo servo;
ho camminato davanti a te nella fedeltà e nella giustizia.
Intercessioni
Confortati dalla intercessione di San Gabriele, eleviamo la nostra preghiera a Dio datore di ogni bene.
Preghiamo insieme e diciamo: Per intercessione di San Gabriele, ascoltaci, Signore.
- O Signore, assisti sempre la tua Chiesa, perché sia unita nella carità e santa nella vita dei pastori e dei fedeli. Preghiamo.
- O Signore, concedi alle famiglie la grazia di essere nel mondo testimonianza viva di virtù e di vita evangelica. Preghiamo.
- O Signore, suscita nel cuore dei giovani che chiami alla vita sacerdotale, religiosa e missionaria, la generosità di rispondere come San Gabriele. Preghiamo.
- O Signore, conforta i malati e tutti i sofferenti, perché sostenuti dalla tua grazia, vivano l’esperienza del dolore in unione col Cristo crocifisso. Preghiamo.
- O Signore, benedici i pellegrini oggi presenti in questo Santuario, e dona ad essi le grazie che ti chiedono per l’intercessione di San Gabriele. Preghiamo.
- O Signore, sostieni con numerose e sante vocazioni la famiglia religiosa dei Passionisti, per poter annunziare agli uomini il mistero della salvezza: Cristo morto e risorto. Preghiamo.
Padre nostro
Preghiamo
Cel. O Dio, che illumini la Chiesa con l’esempio dei santi, fa’ che la testimonianza evangelica di San Gabriele dell’Addolorata ci stimoli a camminare nella via dei tuoi precetti per giungere alla pienezza del tuo regno. Per Cristo nostro Signore.
Ass. Amen.
Benedizione finale
Cel. Il Signore sia con voi
R. E con il tuo spirito
Cel. Il Signore vi benedica e vi protegga
R. Amen.
Cel. Faccia splendere il suo volto su di voi e vi doni la sua misericordia
R. Amen.
Cel. Rivolga su di voi il suo sguardo e vi doni la sua pace.
R. Amen.
Cel. E la benedizione di Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, per intercessione di San Gabriele discenda su di voi, e con voi rimanga sempre.
R. Amen.
Canto finale
Magnificat
L’anima mia magnifica il Signore
il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente
e santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni;
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.
Gloria.