miracoli

ALLA RICERCA DELLA PERFEZIONE

Il ricorso alla chirurgia estetica di giovani e adolescenti

Si comincia con i “ritocchini”, come vengono chiamati in gergo, già a 15-16 anni. Molti medici sono abusivi o comunque non in regola per effettuare quelli che, non dimentichiamolo mai, sono interventi chirurgici a tutti gli effetti

La vicenda di Agata Margaret Spada, la ragazza ventiduenne di Lentini (Siracusa), morta il 4 novembre scorso durante un intervento di chirurgia plastica al naso dopo essere andata in coma in un centro medico abusivo di Roma, ha riacceso i riflettori sul ricorso di adolescenti e giovani alla chirurgia estetica. Un fenomeno che parla di noi, delle nostre debolezze, paure e inquietudini, ed è la rappresentazione, anzi lo specchio, di un pezzo di società alla ricerca della perfezione. Come hanno spiegato gli esperti, non si tratta solo di estetica, è un qualcosa che va ben oltre il semplice desiderio di abbellimento, riguarda un’evoluzione che la società ha avuto negli ultimi anni. Un’evoluzione che è andata verso un appiattimento generale e un’omologazione costante, quasi come se il singolo all’interno della collettività, avesse deciso di svendere la propria identità.

I “modelli” fisici che circolano sui social, soprattutto Instagram e TikTok, sono tutti uguali: riga in mezzo e capelli lunghi e lisci, portati davanti alle spalle; sopracciglia inarcate e folte; zigomi squadrati e labbra carnose; occhi da gatto, seno prosperoso sopra una vita sottilissima e l’ombelico rigorosamente in mostra. Ma c’è di più: perché i social si sono inventati anche i cosiddetti “filtri”, effetti speciali capaci di modificare le proprie fotografie e persino l’immagine in presa diretta nei video per rendere i lineamenti il più possibile simile a quelli dell’influencer di turno: ci si inquadra ed ecco comparire ciglia allungate, abbronzature caraibiche e correttori dell’acne, che impazzano tra chi quell’aspetto non riesce proprio ad averlo, soprattutto bambine e adolescenti, risucchiate troppo presto dall’ansia di entrare a pieno titolo nella società dell’immagine bruciando le tappe della crescita.

Si comincia con i “ritocchini”, come vengono chiamati in gergo, già a 15-16 anni. Non ci sono numeri ufficiali perché il settore della chirurgia plastica e medicina estetica nel nostro Paese è piuttosto complesso: la maggior parte dei professionisti lavora privatamente senza sentire il bisogno di trasmettere i dati all’International Society of aesthetic plastic surgery (Isaps), che su 116 Paesi aderenti conta appena mille chirurghi che forniscono dati sulla propria attività.

Molti medici sono abusivi o comunque non in regola per effettuare quelli che, non dimentichiamolo mai, sono interventi chirurgici a tutti gli effetti.

La tragica fine di Margaret Spada è emblematica del sommerso che c’è in questo settore. La ragazza aveva trovato il chirurgo, Marco Antonio Procopio, ora indagato, su TikTok che pubblicizzava il rimodellamento del naso con un intervento “mini invasivo” e senza cicatrici. Quello che cercava la ragazza che ci ha rimesso la vita. Al di là del caso specifico, una cosa è certa: il ricorso alla chirurgia estetica è in deciso aumento, come spiega Francesco Stagno d’Alcontres, presidente di Sicpre, l’unica società italiana riconosciuta dal ministero della Salute e che rappresenta l’80% dei chirurghi plastici del nostro Paese. Gli interventi sono aumentati del 19,3% nel corso del 2021 (e del 33% negli ultimi 4 anni, nonostante Covid e inflazione), quasi 700mila quelli effettuati in Italia (che è al nono posto nella classifica mondiale, in Europa seconda solo alla Germania), “di cui 284mila chirurgici e ben 385mila non invasivi”, ha spiegato il medico. Per non invasivi si intende iniezioni di botulino e acido ialuronico per attenuare le rughe o gonfiare le labbra. “È sempre più facile – la denuncia di Stagno d’Alcontres – veder entrare nei nostri studi quindicenni o sedicenni che non hanno alcun bisogno di interventi estetici e che considerano la chirurgia come un manuale dei sogni da red carpet. Di più, quello che osserviamo ancora più spesso è la totale mancanza di misura nelle richieste avanzate: vogliono, cioè, interventi sproporzionati rispetto alle esigenze che esprimono, seni esagerati, labbra sformate”.

“Nasi più armonici, labbra disegnate e botox anti-rughe sono le principali richieste dei ragazzi e delle ragazze che entrano negli studi del chirurgo plastico e nei centri di medicina estetica per modificare qualcosa del proprio volto”, ha spiegato Erik Geiger, specialista in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica. “Sempre di più si avvicinano alla chirurgia e ai trattamenti estetici per raggiungere la perfezione, per modificare quel difetto che la telecamera frontale del proprio telefono mette più in evidenza o per prevenire, troppo presto, gli effetti del tempo. Con i social oggi i giovani hanno a disposizione una vetrina globale, che nella maggior parte dei casi propone modelli di riferimento irrealizzabili. Il fenomeno inizia a essere preoccupante”.

L’aumento di questi interventi ha a che fare con il fatto che i ragazzi, come denunciano psicologi e psicoeducatori, ritengono che siano l’unico modo per essere accettati nella società e dagli altri coetanei.

Geiger avverte che bisogna anzitutto fare molta attenzione alle parole: “I social tendono a normalizzare il ricorso al bisturi o alla medicina estetica usando il termine ritocchino. Ma è sbagliato, perché con questo termine si tende a minimizzare e banalizzare quello che a tutti gli effetti è un intervento chirurgico con possibili complicanze”. Anche i medici devono vigilare perché, ricorda, “troppo facilmente assecondano certe richieste, trattando chi entra nei loro studi come clienti e non come pazienti. Anche gli specialisti devono dire no quando un trattamento, o un intervento, non permette di generare un benessere psicofisico a chi lo riceve. Il ruolo del chirurgo è quello di aiutare le donne e gli uomini a raggiungere una maggiore autostima, e affrontare determinate criticità quando prese”.

Anche le famiglie vanno educate: “A volte sono gli stessi genitori a far notare i ‘difetti’ ai figli minori, e spesso sono proprio loro ad accompagnarli in studio”, spiegano gli esperti come Geiger. È evidente che l’educazione a un approccio più consapevole ai protocolli di chirurgia e di medicina estetica dovrebbe iniziare proprio da loro.

Il ricorso alla chirurgia estetica non riguarda solo le ragazze ma è in aumento anche tra i ragazzi “con il ricorso in particolare a blefaroplastiche (interventi nella zone perioculare e sulle palpebre, ndr) e ad addominoplastiche”, ha spiegato Stagno d’Alcontres che, al pari del suo collega, invita alla massima vigilanza i genitori che, non di rado, regalano il ritocchino ai figli per il compleanno o la Maturità.

Che ruolo giocano i social media in tutto questo? “Dirompente”, è la risposta della psicoterapeuta Clelia Malighetti, che progetta percorsi di potenziamento dell’immagine del corpo e della percezione corporea in ambito adolescenziale e clinico ed è collaboratrice di ricerca presso l’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano: “La dinamica dell’imitazione delle dive e delle modelle da copertina non è un fenomeno nuovo. Quello che è drasticamente cambiato è la distanza tra le nostre ragazze e i nostri ragazzi e quei modelli, spazzata via proprio dai social. Non è più lontano e irraggiungibile, il mio idolo: è qui, online, posta le foto del suo risveglio e del suo guardaroba, interagisce coi suoi followers, posso scrivere sulla sua bacheca. In una parola: è uno di noi, è a portata di mano”. La vicinanza rende anche il confronto possibile: “Prima ci si paragonava con la compagna di classe, oggi lo si fa direttamente con Chiara Ferragni con il risultato di credere che tutto sia possibile anche sul proprio corpo – ha spiegato Malighetti – una tendenza accentuata proprio dalle dinamiche psicologiche tipiche dell’adolescenza in cui ragazze e ragazzi stanno ancora cercando di capire chi sono e spesso sono incapaci di accettarsi”. A volte questa incapacità può anche finire in tragedia.