miracoli

IL CRIMINE DEL BUON NAZISTA

Sellerio – pp. 196, euro 14,00

Nel Crimine del buon nazista, l’ultima opera dell’autore brasiliano Samir Machado de Machado pubblicata da Sellerio, ci sono tutti gli ingredienti essenziali del romanzo giallo. Prima di tutto l’ambientazione, storica: siamo nell’ottobre del 1933, pochi mesi dopo l’ascesa del partito nazista, sul dirigibile Graf Zeppelin partito da Berlino alla volta di Rio de Janeiro. La scelta di un luogo chiuso e in movimento rimanda subito a classici del genere come Assassinio sull’Orient Express e Poirot sul Nilo, entrambi firmati dal genio di Agatha Christie e ambientati rispettivamente su un treno e un battello. Costruire un microcosmo isolato dal resto del mondo stimola il lettore a impegnarsi con più foga nella ricerca del colpevole, perché restringe il campo e azzera gli interventi esterni. Tuttavia già nella scelta del mezzo, un aerostato che sorvola l’Atlantico (simbolo di quel progresso tecnologico che i regimi vantavano di regalare alla popolazione), si intuisce la voglia di incorniciare la trama in contorni storici e tematici ben definiti. Lo stesso discorso vale per i personaggi: c’è un commissario della Kriminalpolizei iscritto al partito nazista, una ricca baronessa dedita all’arroganza e ai drink da viaggio, un proprietario di compagnia che ne diventa anche comandante, un medico nazista che detesta ebrei, omosessuali e comunisti; c’è anche un morto ovviamente, di cui tutto sommato non si sa granché.

All’interno dei meccanismi del romanzo poliziesco Machado inserisce temi – l’irrazionalità che accompagna il fanatismo, per esempio, e i suoi esiti violenti – che ancora oggi, quasi cent’anni dopo, restano di stringente attualità. Questi, intrecciati in uno schema carico di colpi di scena attraverso una scrittura agile e godibile, producono uno romanzo originale, all’interno di un genere in cui il rischio della ripetitività è altissimo. Di ciò il lettore viene messo in guardia già nel titolo: Il crimine del buon nazista, un ossimoro che invita a lasciarsi alle spalle ogni certezza prima di chiudere la valigia e salire in volo sul dirigibile.