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FEDELI, E NON SOLO…

L’Italia fa la parte del leone e gli ottimi dati riscontrati sono destinati ad aumentare in vista dell’imminente Giubileo. Un fenomeno che riesce ad accorpare sia i turisti in senso stretto che i pellegrini

È tempo per tracciare un primo bilancio per il turismo, un settore importante per l’economia e la “visibilità” del nostro Paese. I dati raccolti dall’Unwto Council (il principale organo dell’Organizzazione Mondiale del Turismo) indicano che c’è stato un considerevole aumento di turisti, soprattutto stranieri, e che l’Italia si pone al quinto posto per numero di presenze (circa 60 milioni) e al settimo per movimento economico (57 miliardi), con un considerevole aumento rispetto all’anno scorso. Si tratta, ovviamente, di dati provvisori che tengono conto dell’andamento dei mesi precedenti, quindi, suscettibili di modifiche migliorative. Un ottimo risultato che fa ben sperare per il 2025, anno del Giubileo. E qui dal concetto di turismo va estrapolato il fenomeno del turismo religioso, un comparto assolutamente non secondario sia in termini di presenze che di movimento economico. In questo settore l’Italia fa la parte del leone, considerando i numerosi luoghi di culto che spessissimo sono anche veri e propri gioielli artistici introvabili e irripetibili in altre parti del mondo. Ovvio che coloro i quali si muovono per vedere più in generale un luogo poi finiscono con l’entrare in una chiesa (per esempio, se si va a Roma è imprescindibile non andare a San Pietro). Tuttavia ci sono milioni di persone che vengono in Italia spinte soprattutto da motivi di fede. In passato la letteratura tradizionale inseriva il turismo religioso nella categoria (o sottocategoria) del turismo culturale; oggi non è più così, visto il potere economico e sociale che il turismo religioso ha assunto in questi ultimi anni.

Secondo gli studiosi di sociologia, le motivazioni di tali affermazioni vanno ricercate nella capacità del turismo religioso di accorpare sia i turisti in senso stretto che i pellegrini. Molto spesso si tende a usare come sinonimi i termini “pellegrinaggio” e “turismo religioso”. Il pellegrinaggio è una forma di pratica di fede che si svolge ai vari livelli nei santuari, nelle case del pellegrino, nelle abbazie, nei monasteri e nei conventi. Invece, per turismo religioso si deve intendere un’attività economico-sociale da organizzare e promuovere. A differenza del turista e del pellegrino, il turista religioso non ha un’identità teologico-pastorale come tipo particolare di viaggiatore. Nell’accezione più moderna la figura del pellegrino in visita ad un luogo sacro si sdoppia in due sottofigure tipiche che sono quella del pellegrino escursionista e quella del pellegrino turista. Il primo visita la località nell’arco di una giornata e non soggiorna nelle strutture ricettive; il secondo vi soggiorna e di conseguenza viene classificato come un turista, ed è così che nasce la forma di turismo religioso.

Una sintesi che ci fa comprendere come il turismo e il pellegrinaggio possono essere accomunati la fornisce lo studioso Enzo Nocifora che definisce “turismo religioso quella pratica turistica che ha come meta luoghi che hanno una forte connotazione religiosa, ma la cui motivazione è eminentemente culturale e/o spirituale, quando non direttamente etnica, o naturalistica, o a carattere etico/ sociale, ma non religiosa in senso stretto”. Si potrebbe addirittura affermare che il turismo religioso sia l’antesignano degli attuali movimenti di massa. In effetti, nei secoli passati ci si spostava da un posto all’altro solo per commercio, fare la guerra o raggiungere luoghi sacri. Quindi oggi è del turismo religioso ad accorpare sia i turisti in senso stretto che i pellegrini. Se si analizzano le origini storiche che spingevano gli individui a intraprendere un viaggio verso mete di culto, si evidenzia come questa forma di viaggio sia antichissima, si ritrovano esempi già nell’età preromana. I pellegrinaggi, in senso stretto, erano pratiche che venivano svolte già dal 300 dC; forme più organizzate si fanno risalire al periodo del medio Evo con i Templari e con i viaggi verso la Terra Santa e al Cammino di Santiago de Compostela. Facendo qualche esempio, tra le mete principali del turismo religioso citiamo Roma, Firenze, Venezia, Padova (Sant’Antonio), Assisi (San Francesco), Pompei e Loreto (per la Madonna) Isola del Gran Sasso (santuario di San Gabriele), San Giovanni Rotondo. (Padre Pio). Un insieme di luoghi, soprattutto questi ultimi, scelti esclusivamente per ragioni di fede e raggiunti ogni anno da milioni di turisti/fedeli.

La legittimazione del turismo verso le mete di culto o a forte spiritualità si è avuta nel 1987, quando il Consiglio d’Europa ha riconosciuto l’importanza dei percorsi religiosi quali veicoli culturali e spirituali di primaria importanza. Anche analizzando i dati forniti dalla WTO si può constatare il peso che oggi il turismo religioso riveste nell’economia mondiale. Secondo una ricerca dell’Isnart (Istituto nazionale ricerche turistiche) in Italia il turismo religioso pesa sull’economia nazionale per l’1,5% sul totale dei flussi turistici, di cui il 2% sulla domanda internazionale e l’1,1% sui turisti italiani, per un totale di 5,6 milioni di presenze turistiche (di cui 3,3 milioni di presenze straniere e 2,3 milioni di presenze legate al mercato italiano). I turisti stranieri sono circa il 60% del comparto (il 45,3% proviene dall’Europa e il 14,9% dai Paesi extraeuropei). La motivazione religiosa, che rappresenta la principale ragione di scelta del soggiorno (71,9%), è unita al desiderio di partecipare ad eventi di natura spirituale (37%). L’Italia si conferma un’eccellenza nell’ospitalità religiosa, un sistema che – con tremila strutture ricettive per 200 mila posti letto al giorno – sostiene il turismo religioso quale asset portante dell’intera industria. Gli ottimi dati del 2023, con 6 milioni di ospiti e 25 milioni di presenze, sono destinati a crescere anche in vista del Giubileo, un grande evento che, secondo le previsioni, dovrebbe determinare 35 milioni di arrivi, 105 milioni di presenze e quasi 17 miliardi di euro di spesa turistica.

Nel corso dei secoli è cambiato anche il profilo del pellegrino. Quello di oggi è un adulto, ma non anziano (il 41,4% ha infatti un’età compresa tra 30 e 50 anni); in maggioranza è di sesso femminile (57% contro il 43). Ovviamente non usa più un sacco poche cose e non si muove a piedi o su un asino; trolley, auto e aerei hanno soppiantato tutto questo ed hanno trasformato quello che era un viaggio lungo, faticoso e solitario in una comoda escursione. Ma la fede dovrebbe essere rimasta la stessa.